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poesia

Alcune di Marcello Moscatelli

E prima le cose erano semplici
gli amici erano amici
e i nemici erano nemici

Poi molti amici divennero nemici
e molti nemici divennero amici

e i più
divennero degli zombie

***

I migliori li hanno uccisi tutti
di botte come pasolini
di incidente come rino gaetano
di suicidio come luigi tenco
di precipitazioni
come Mattei
di malore come Pino Pinelli
di malelingue
come numerosi attori e cantanti
e di consunzione

e sono rimasti gli altri

***

E sei bella
e sei bella
col tuo libro di einaudi o di adelphi
tra le dita curate
di creme e di smalti
e di anelli e monili
sopra il polso sottile

il tuo libro
di celine o di sarte
di celine o di sarte
o di brecht o camus
o baudelaire

e vesti all’esistenzialista
come ai tempi del maggio
che fiorivano spiagge e champagne

e seduci senza volerlo
se ti aggiusti il cappello
con elegante noncuranza

e ti guardi dintorno
con curiosa attenzione

e profumi di muschio e di donna

era bello aspettarti
che tardavi a venire
e sentirti parlare
e guardarti ascoltare
e guardarti

quelle sere che il corpo
poteva aspettare
l’ultimo indispensabile futile discorso
tra noi infinito

e bello come la primavera
che fioriscono i ciliegi
e praga brucia le lacrime delle donne
davanti al sol dell’avvenire
in acciao cromato

e seguire le curve sinuose
con la punta a grafite
come un’astrazione
di platone e kandinski

e un abbraccio di seta e corallo
e uno sguardo di miele e veleno

era bello le sere
nelle piazze di tutti i colori
irrompere spaventati guerrieri
e fragili pinocchi
e gente che ha un altro avviso
e di neri gendarmi

e giocare a cercarsi

e fu bello per sempre
come un corallo incastonato nell’ambra
dai riflessi soffusi
da flaneur e poeti

e aspettami
dove sei
aspettami
senza pensarci
aspettami
senza saperlo
aspettami
senza aspettarmi
aspettami

il nostro discorso
di occhi e di mani
e platoni e kandinsky
e bandiere a garrire
cupamente vibranti
nelle sere brunite di spezie e liquori

il nostro dicevo discorso
amore
il nostro
amore
il nostro discorso
non è ancora finito

***

più sono rinkoglioniti
più se credono intelligenti
e più non sanno un cazzo
e più dicono studia
e più sono servi
e più se proclamano liberi
e più sono fascisti
e più se dicono demokratiki

e annatevelapijanderculo allora
no?

***

La vostra presunzione
da primi della classe
il vostro disprezzo
per le masse popolari
il vostro amore per l’Autorità
la vostra superstizione dei titoli
e delle fonti

La vostra coerenza da servi
La coscienza a gettone
e l’indignazione a comando

E state sempre dalla parte giusta
approvata dalla questura

e fate vomitare
sinceramente

***

voglio una donna
voglio un braciere
voglio lassenzio dentro al bicchiere
voglio lirlanda dei verdi colli
voglio che voglio voglio che volli

e voglio lalba di ogni mattina
e stalingrado a via frattina
ed una bottiglia ed una lattina
ed una tanica della benzina
e una potenza qui fra le mani

e i celerini molto lontani
voglio i tuoi occhi qui fra le dita
voglio i tuoi occhi per tutta la vita
che tu non vada non vada più via
e lo spezzone dellautonomia

***

Mattinata al caffè

Mattinata al caffè
cominciata alle tre
di una notte un po’ insonne
e pensieri di donne

Mattinata che è scuro
il rumore è silenzio
passa un tram e sferraglia
prostitute e marmaglia

E si aspetta che apra
sto bistrot sulla strada
e sta donna bambina
prostituta ed asceta
che con tutti lei va
però non te la da
si rigira un po in testa
e rovina la festa
si rigira nel cuore
quasta specie d’amore

Si rigiran le cose
i violini e le rose

Alla fine si va
si comincia si sa
che sarà che sarà

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Di yoklux

conservare la poesia, farne di nuova

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