da Simone Cattaneo di culto et orfico
di Giorgio Anelli
(…) Le sue poesie rispecchiano, a pieno titolo, il suo essere addirittura insieme apollineo e dionisiaco.
da Simone Cattaneo di culto et orfico
di Giorgio Anelli
(…) Le sue poesie rispecchiano, a pieno titolo, il suo essere addirittura insieme apollineo e dionisiaco.
*
Non venirmi a parlare d’amore né di lavoro
non so nemmeno paragonarti al vento
figurati se mi può succedere qualcosa,
potrei svegliarmi di soprassalto dal rumore
del vetro sbriciolato e trovarmi riempito
di cinghiate chiuso nel baule della tua Alfa,
sarebbe un sogno, sbiadire piano nella mattina
in un lampo liquido di metallo.
Chiudi i tuoi due bambini nella loro stanza.
Legagli polso e piedi al letto, poi imbavagliali.
Ti guarda dritto negli occhi
Carmelo il tabaccaio di Baranzate
e ti dice secco
-Spero di non sperare-.
Ecco il suo pensiero riguardo
soldi, amore, lotto e passione.
E ti sorride con quei denti
gialli come il sole
che mi ammorbidiscono labbra e parole.
Me ne stavo sdraiato sul pavimento del bagno
a cantare l’unica canzone in inglese
che conosco e a sputare cercando di colpire
un piccolo ragno sul muro,
quando la forma indecisa del mio braccio mi è parsa
simile alla bacchetta di un rabdomante che si piega
in prossimità di una qualsiasi sorgente d’acqua ormai prosciugata,
e allora ho deciso che non sarei morto soffocato dalle parole
che incendiano la giornata e ci frustano il viso senza motivo
avrei bene o male tirato a campare ancora per un po’,
il tempo necessario per non regalare
tutti i fiori di legno che offuscano la mia casa
a donne amate da anni e non incontrate mai.
II tuo cazzo mi piace, tiramelo fuori dalla fica e
infilamelo in bocca, ti voglio fare venire
come nessuna puttanella è mai riuscita prima.
Adoro il tuo sapore acre, ti caccerò un dito nel culo
per farti omaggio della mia virtù.
Che scopata amico mio, anzi come dici tu, compare mio.
Vorrei che quel vaso giallo adagiato sul mio balcone
servisse di più che a ricordarmi un pene puzzolente.
In fondo me lo hai regalato. Allora non sapevo che eri soltanto
uno sporco ricchione, un cazzo marcio invertito,
un topo in gola che trasmette la rogna.
Accendo il televisore cercando qualche telepromozione di film porno
Vedo tante giovani fighe che leccano e si fanno cavalcare e poi si
leccano ancora fra loro, con decisione e parsimonia.
Sveglio mia moglie e le biascico che deve farmi qualcosa,
deve dimagrire, deve tingersi i capelli e poi tagliarli, si deve rassodare il seno
perle ai porci. Lei mi manda a quel paese e dice di andare a letto che fra poco mi
tocca correre in cantiere. Qualche pastiglia strana,
quelle per dormire e quelle per dimenticare, perché le danno
solo ai fottuti tossici che non valgono niente,
a noi le dovrebbero dare, noi che lavoriamo sodo e
non pensiamo mai a rubare.
Poesia senza titolo di Simone Cattaneo da Peace & Love
A fine agosto il tuono morde i lampi prima che piova e
il cielo sembra sempre avere bisogno di un’autopsia,
cammino sulla strada crivellata di buche come fosse
un costoso tappeto cinese, la neve gialla è ancora lontana,
la luce pare un caleidoscopio difettoso ed io vado
dove i ragazzi hanno denti d’oro larghi come gonne a fiori
nessuno mi potrà più servire da bere vino tagliato con il solfato di rame
Ormai è un furto ogni prospettiva di fuga.
Gli assassini marciano sicuri nelle strade,
le vittime sono state sterminate, ora forse inizieranno ad
uccidersi fra loro. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Senti il petto salire in gola quando ascolti quella canzone,
rischi di schiattare vecchio compare, non hai più il potere di
una volta. Daremo una lezione a quei marocchini della stazione,
bimbo muscoloso dai succhiami tutto, ti verrò sul petto glabro ma
non sono gay, è un gioco di una sera nata stanca.
glio ancora una sferzata d’amore, voglio essere perseguitato
da te come un giocattolo rotto, fulmini in Gennaio
rischiarano Aprile e tutte le ossa trovano calore in Ottobre,
squarci sulla pelle senza nessuna cura, il mio corpo è uno
stagno profondo, lì si nasconde la balena bianca. Buttaci
monete e raccogli sassi per iniziare da dove si è arrivati: uomo nero.
Non so se discutere di transazioni politiche o di ballerine
dalle teste bollite, Allah è proprio una merda, il santo padre
è un maiale che adora una scimmia crocifissa, maometto è
un impotente, gesù andava a troie, si è sposato con la Maddalena
e se ne sono scappati in Australia. Sulla mitria del papa è
disegnata una svastica, sgozziamolo il maiale, i musulmani si inculano
le capre e poi vanno tutti contenti nelle loro moschee del cazzo,
imam sono analfabeti e non vestono Prada né Cavalli, i preti
sono pedofili pompinari. Le guerre sono causate sempre da quei
bastardi giudei. Gli ebrei vanno sterminati, l’olocausto è una menzogna
sionista, le lobby ebraiche governano il mondo.
Ma il 9 luglio 2006 l’Italia è diventata per la quarta volta
nella sua storia Campione del Mondo di calcio. Basta e avanza.
Incontro su un treno diretto a Napoli un uomo di mezza età
con addosso una catena d’acciaio che odora di olio bruciato,
mi dice che in gioventù aveva un gancio sinistro capace di
trasportare una palma in cima ad una montagna e che non
permetterà mai a qualche cinquantenne abbronzato del nord
che corre sulla spiaggia con il suo cane pezzato di trovare
i resti del suo corpo in Calabria tra i rifiuti portati dalla marea.
Anche la luna è solo un cristallo da spazzare questa notte.
"Alle giovani dico sempre di non abbassare la guardia, non si sa mai". Miriam Mafai
La Poesia è tutto ciò che ti muore dentro e che tu, non sai dove seppellire. ( Isabel De Santis)
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