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poesia

3 di Sergio Solmi

Se pur fatiche e sogni…

Se pur fatiche e sogni
e la mesta obbedienza me malvivo
fanno, e rare tue fronde, poesia,
un’ultima gaiezza mi soccorre
e brevemente il mio deserto illude.
Sorriso estremo, labile
zampillo d’acqua che dal perso tempo
smorzato appena insorge, e i duri raggi
del sole di mia vita
fa un attimo brillare,
ultimo dono dell’avara infanzia,
questo: giocare.

(1924)

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poesia

Ascoltando Mozart di Sergio Solmi

Perché queste discolpe non richieste,
queste belle querele, questi ànsiti
e sospiri intermessi che s’inseguono
lungo il filo del canto

 

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poesia

2 poesie di Sergio Solmi

Prato

Qui dove la vita scuote
impazzita i suoi crotali nel giallo
dei bottondoro,
campanula oscilla nella sua
delicata vertigine, si screziano
anemoni e narcisi
e acceca il bianco della margherita,
al volo che s’abbatte
delle pulci splendenti si corruga
questa vecchia cotenna della terra,
s’irrita in prato variopinto. Anch’io,
Sole, porto il tuo rosso emblema, m’hai
stampato dentro questa
luminosa fiorita insonnia d’erbe.

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narrativa

Sergio Solmi, Meditazioni sullo Scorpione

La guerra vuol dire:

La guerra, nel ricordo olfattivo, vuol dire: l’odore del cuoio marcio. Quello del sudore. L’odore dell’escremento raffermo. Quello del sangue fresco sotto il sole, denso, dolce, un po’ nauseabondo. L’odore della putrefazione. L’odore dell’anice nella borraccia. L’odore delle sigarette Sport trovate nella trincea austriaca abbandonata, in pacchi semicircolari di carta marrone.

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poesia

Sergio Solmi, 3 poesie

SOLE D’OTTOBRE

Bianco sole d’ottobre appena vivo
che l’ora abbrividente oggi rallumini
il tuo volto di pace è fatto vano
teso il tempo scandisce la mia vita.
Ché le tue cieche braccia ormai sol bramo,
le tue dolcezze sfinite, i tuoi baci
smemorati e pesanti,
l’ombra notturna che su noi si serra,
o amore, fresco sepolcro, tu dolce
buio come la terra.

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poesia

Il fiore di Sergio Solmi

L’odore di nascita-morte
dell’amanita falloide schiacciata
fra le dita. La gomma
appiccicosa che colò dal grembo
di Dafne, semi-trasformata
in pianta. La volta che il biplano
nerocrociato scese a mitragliare
la via coi grandi platani schiarita
dalla luna nella piana
trivigiana, e riverso nel fossato l’aspirante Morelli mi parlò.

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poesia

3 poesie di Sergio Solmi

Momento

Oggi m’arde nell’anima
col fuoco estremo d’autunno, l’odore
di questi umili arbusti verdegialli
che sporgono prigioni ha due case.
L’odore di quest’ora,
anzi di questo Istante, mentre a casa
torno, come ogni di torno, ad un’ora
e istante uguale, eppur diverso.

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poesia

3 poesie di Sergio Solmi

Lago

Dove il pallido taglio abbrividente
morde il ghiacciaio (e ne profondano
ombrati abissi, gorghi
di celesti aniline),
dove il silenzio dorme in sé racchiuso
come il macigno (e a pena
lo riga il frullo a picco
di due pernici, il bombito
della pietra cadente),
lassù, nell’aerea luce d’argento
dove il respiro dolcemente affanna,
ah, più non ne ritorni Indietro, mano
a mano uniti, e per sempre trascolori in gelida
rapita altezza
ogni troppo dolente amore umano.

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poesia

Una volta di Sergio Solmi

Eravamo
sulla collina di Bergamo, dentro
l’erba alta, io te i bimbi. Volgeva
su noi, tra pioggia e schiarita, la vaga
ruota dei raggi annerati: per l’aria
tremola si sfaceva
il paesaggio in delizia.

Eravamo alla punta della vita
(quella che più non torna, più non torna),
attraversati di luce, sospesi
in un mondo esitante, ombre gentili
assunte in un deliquescente eliso.

(1956)

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poesia

Alta marea di Sergio Solmi

Il blocco luminoso del delirio
dissolse le apparenze, cancellò
profili nubiformi
di mobili, il giardino
sommerse dietro i vetri, materiò
un giorno torinese
del millenovecentodieci,
graduò, sfumò primavera, mattino,
piante del corso Valentino, scuola
elementare Rajneri, precisò
ora e momento fino al tremolio
delle foglie stagliate
in nette ombre nel bagliore effuso
sul selciato.

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poesia

APRILE A SAN VITTORE di Sergio Solmi

Grazie sien rese ai ciechi
iddii ridenti, che il poeta trassero
di morte e dalla nera muda al gaio
giorno del camerone dove cantano
i giovinetti partigiani.
Aprile
dolce dormire, s’anche aspra s’ingorga
nelle bocche di lupo la sirena,
passa la conta, o sparano i tedeschi
sulle mura. Reclino
sul gomito piegato il mallo vergine
della capigliatura, dentro il sonno
fiducioso calati come in grembo
della madre al lontano
tempo dell’altra vita, oggi vi guardo
miei quasi figli, fatti miei fratelli
da antica giovinezza che m’ha gonfio
il cuore all’improvviso, poi che il raggio
di miele della primavera cola
tra le sbarre, sull’impiantito stampa
riquadri luminosi alle nostre
gracili vite a oscuro esito offerte
misura a lento passo eguale giorno.

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poesia

ENTRO LA DENSA LENTE DELL’ESTATE di Sergio Solmi

Entro la densa lente dell’estate,
nel mattino disteso che già squarciano
lunghi, assonnati e sviscerati i gridi
degli ambulanti, oh, i bei colori! Giallo
di peperoni, oscure melanzane,
insalate svarianti dal più tenero
verde all’azzurro, rosee carote…
e vesti ardite delle donne, e muri
scabri e preziosi, gonfi ippocastani,
acque d’argento e di mercurio, e in alto
il cielo caldo e puro e torreggiante
di tondi cirri, o bel compatto mondo.
Lieto ne testimonia, sul pianeta
Terra, nella città Milano, mentre
vaga, di sé dimentico e di tutto
lungo le calme vie che si ridestano
–oggi, addì ventisette Luglio mille
novecento cinquanta–un milanese.